Attualità

Imprenditore torinese scappato dalle bombe in Ucraina: "Riparto da zero, ma voglio tornare a lavorare"

Lui e sua moglie hanno perso tutto e sono rientrati con un viaggio massacrante insieme ai loro due cani

Gian Luca Miglietta (a destra) con l'amico Lorenzo Carrus

Con l'invasione da parte della Russia sono stati costretti a scappare dall'Ucraina e hanno perso praticamente tutto: la loro attività, la loro casa, i loro beni. Ma oggi, lunedì 21 marzo 2022, Gian Luca Miglietta, 46enne imprenditore di Chieri che da diversi anni abitava a Bucha, vicino Kiev, e sua moglie Irina, 39 anni, stanno cercando di ricostruirsi una vita, con grande fatica. Lei tra l'altro, non ha neanche la nazionalità italiana e quindi sta facendo tutti i documenti per potersi stabilire qui. C'è chi li aiuta: l'amico di sempre, il fotografo torinese Lorenzo Carrus, che ha organizzato un movimento di 'Facebook utile' per dare loro una mano, e la consigliera comunale Rachele Sacco, che ha trovato loro il posto in un residence per la prima accoglienza fino a quando troveranno una sistemazione più definitiva.

"Provo a ripartire dai grani di caffè"

In Ucraina, dove ha abitato per sette anni, Miglietta aveva un'azienda di cosmetici, la Oweston Intercosmetic, e una di commercio di caffè artigianale, la Caffè Miglietta. "L'unica cosa che mi è rimasta - racconta - è il mio marchio di caffè, che posso vendere prendendo prodotti e facendo le consegne. È una cosa che è da approfondire, ma credo di poter riuscire a consegnare nell'arco di una settimana. Sto aspettando le etichette. Ho i grani di caffè, qualcosa per iniziare è rimasto da un torrefattore. Chiaramente è un prodotto diverso da quello delle grandi case di caffè, essendo artigianale è un po' più costoso. Mi piacerebbe ripartire da qui, ma bisogna mettere insieme una rete di acquisti e di persone che al momento non ho. La voglia di lavorare non mi manca".

Dal 6 marzo, quando è tornato a Chieri, passa le giornate attaccato al telefono, sia per ricostruire una vita per sé e per Irina, sia per aiutarla a ottenere i documenti per stabilirsi qui. "Sto cercando una soluzione perché per lavori un po' più umili siamo overqualified e quindi nessuno ci prenderebbe. Inoltre devo prendere la residenza ma non posso averla finché non ho un appartamento, mia moglie sta aspettando anche i documenti della questura. Ci piacerebbe non abbandonare il nostro lavoro, in altri settori non siamo proprio esperti. È molto difficile ripartire, anche perché ricordi che cosa avevi prima e che cosa hai adesso. Io non smetto di telefonare tutti i giorni, ho trovato tantissime porte chiuse. Per quanto riguarda il caffè la via sarebbe quella dei gruppi di acquisto, in modo mantenerti con il pubblico e riuscire tirare su una linea".

"Quattro giorni al volante, dormivamo quando eravamo in coda"

Miglietta ricorda i quattro giorni di viaggio, dal 3 al 6 marzo, quando hanno lasciato Bucha. "È stata una traversata molto difficoltosa - racconta - fino da prima del suo inizio. Quando c'è stata l'invasione stavano andando via, ma col fuggi fuggi che c'era si era formata una colonna interminabile di auto e mi sarei messo in coda per niente. Nell'arco dei due giorni dopo il flusso del traffico andava meglio, ma bombardavano sempre di più, abbiamo deciso di rifugiarci di sotto. Si mangiava quello che c'era e avevano chiuso l'acqua. Le scorte sono andate via velocemente. Abbiamo deciso di uscire dopo che un missile si è abbattuto sulla casa".

Chiaramente, la partenza è stato il momento più terrificante di tutti. "Eravamo sicuri che sparassero - prosegue - e ci è andata bene, quel giorno sono uscite una decina di auto. Abbiamo messo nella vettura tutto quello che abbiamo potuto e i due cani, dopodiché siamo partiti con un pieno di benzina. Abbiamo seguito il percorso indicato da conoscenze della protezione civile. Dopo ogni blocco questo veniva bombardato. Tutto questo è successo fino a quando abbiamo imboccato l'autostrada per Uman e poi per Odessa".

Una volta alla frontiera, sono arrivate le prime difficoltà e anche attimi di concitazione, con l'esercito ucraino che controllava tutto e tutti. "Ci siamo dovuti fermare tutta la notte aspettando militari dell'ambasciata che potessero portarci via in modo molto concitato. L'agitazione era molto alta, non è stato un viaggio facile, poi ha iniziato anche a nevicare. Ci hanno portati alla frontiera di Palanca in Moldavia tramite strade alternative che sarebbe stato impossibile trovare con i navigatori satellitari".

Usciti dall'Ucraina, Miglietta e la moglie hanno dovuto attraversare la Moldavia, la Romania, l'Ungheria, la Slovenia e tutto il nord Italia. "Sono state giornate stressanti. Alle frontiere c'era sempre la coda, ho dormito sul volante. È stato uno stress pazzesco. L'ultimo giorno ho fatto una tirata unica Budapest-Torino con un pieno. Alla fine eravamo entrambi distrutti, ma consapevoli di esserci salvati la vita. Anche se avremmo dovuto ripartire quasi da zero, con la gente che ti pressa e tutti che ti dicono che cosa fare da grande".

L'aiuto degli amici e il desiderio di tornare indipendenti

Appena tornati in Italia, i Miglietta hanno avuto due punti di riferimento in Carrus e Sacco, che hanno seguito tra l'altro tutto il loro viaggio con rilevatori satellitari in modo da verificare che si trovassero sempre al sicuro. Su Facebook è stata organizzata una raccolta di fondi per aiutarli in questo primo momento. Sono stati messi insieme 600 euro. "Esiste anche un Facebook buono - commenta Carrus - e questo ne è la dimostrazione. C'è gente che ha messo anche solo 20 o 30 euro, hanno partecipato anche persone che non vivono in condizioni di agiatezza". Gian Luca Miglietta ribadisce: "Gli aiuti sono graditi, ma non mi piace chiedere soldi - conclude -: spero di essere messo al più presto in condizione di tornare a guadagnarli lavorando".


Si parla di