Attualità

Se non ci fosse la Mole: gli “altri” 10 simboli storici di Torino

Quale sarebbe l’emblema della città se non ci fosse la Mole Antonelliana?

La Mole Antonelliana è un edificio di neanche 200 anni, la cui costruzione è iniziata nel 1863 per terminare nel 1889. Eppure nessuno può negare che la Mole sia il monumento, il luogo simbolo di tutta la città di Torino, tanto da finire stampata ovunque da decenni, comprese le monete da due centesimi di euro.

In una città dalla storia millenaria come Torino, però, è almeno insolito che il posto più iconico sia relativamente “recente”. Il Colosseo di Roma, ad esempio, ha duemila anni, ma anche senza scomodare la Città Eterna basta pensare al Duomo di Milano, alla Torre di Pisa, al Ponte Vecchio di Firenze, alla Basilica di San Marco a Venezia, o al Maschio Angioino di Napoli (per non parlare del Vesuvio).
 

Abbiamo quindi deciso di fare una “antologia” con altri dieci (più un extra) edifici, monumenti e luoghi simbolici della storia e dell’immagine di Torino. Ognuno può scegliere il proprio “luogo del cuore” tra i dieci selezionati (più uno “extra”) o proporne altri, e provare a immaginare come si rappresenterebbe la nostra città, se non ci fosse l’ormai “classica” Mole Antonelliana


 

Basilica di Superga

La costruzione della Basilica iniziò nel 1717, ma la genesi di questo luogo ha una data antecedente ben precisa: il 2 settembre 1706. Torino era stata assediata dalle forze franco spagnole, il duca di Savoia Vittorio Amedeo II e il principe di Carignano Eugenio di Savoia salirono sul colle di Superga per osservare Torino assediata dai franco-spagnoli. Vittorio Amedeo giurò che, in caso di vittoria, avrebbe edificato un monumento alla Madonna. E così fu: le truppe piemontesi prevalsero e Vittorio Amedeo mantenne il voto affidando la progettazione dell’edificio a Filippo Juvarra.

In epoca moderna, un altro evento ha segnato la Basilica rimanendo nell’immaginario collettivo: la “tragedia di Superga”, con lo schianto dell’aereo che il 4 maggio 1949 trasportava il Grande Torino. Da allora, questo posto è, in certe notti buie, anche uno dei luoghi più inquietanti di Torino.

Piazza San Carlo / Caval ‘d Brons

Il cosiddetto “salotto di Torino” ha l’aspetto attuale dalla fine del Settecento, quando l’antica piazza d’armi fu spostata in piazza Vittorio e prese forma il rifacimento della piazza ad opera di Carlo di Castellamonte e Benedetto Alfieri. Molto dopo, il 4 novembre 1838, nel giorno di San Carlo Borromeo fu poi inaugurata la statua equestre di Emanuele Filiberto, colui che trasferì la capitale da Chambery a Torino nel 1563 (qui la storia del monumento).


Piazza Vittorio Veneto

La “piazza più grande d’Europa” è da secoli luogo di ritrovo dei torinesi a ogni ora del giorno e della notte. Ma in realtà questa piazza, completata nel 1825, non è neanche la piazza più grande di Torino, superata anche in città da Piazza della Repubblica. La spiegazione sulla nascita di questa apparente “leggenda metropolitana” è in una storia molto curiosa (a questo link).

Il castello del Valentino

Il soprannome storico di questo palazzo è “la Versailles di Torino”, e in effetti il paragone è calzante. La sua costruzione risale al Seicento, quando la giovane Madama Cristina, ben prima di diventare molto religiosa, volle un palazzo in cui celebrare feste e ricevimenti in “campagna”, fuori dalla città, nel quartiere di San Salvario.

Il Monte dei Cappuccini

Utilizzata fin dall'antichità come avamposto militare, questa altura dominante sulla città fu fortificata nel medioevo, passando dai Savoia a una serie di importanti famiglie, per poi tornare a fine '500 a Carlo Emanuele di Savoia, che la cedette all'ordine dei frati cappuccini che vivevano a Madonna di Campagna.

La costruzione del monastero durò molto a lungo, rallentata da due epidemie di peste e anche dall'assedio francese del 1640. In occasione di quell'episodio bellico, si narra che una lingua di fuoco respinse i francesi che tentavano di entrare in chiesa.

Oggi, il Monte dei Cappuccini è uno dei luoghi tipici - e romantici - da cui ammirare dall'alto la bellezza della città che si specchia sul Po, ma a sua volta anche una classica cartolina della città vista dal basso.

Palazzo Madama

La storia di questo castello è antica tanto quanto Augusta Taurinorum: è qui infatti che c'era la porta orientale (Praetoria o Decumana) della città. Successivamente questa porta, trasformata in fortificazione, passò tra le mani dei marchesi del Monferrato, e poi ai Savoia Acaja, un ramo che si estinse nel '400.

A dare nuova vita alla Casaforte degli Acaja fu nel '600 Madama Cristina, da cui il nopme che ha ancora oggi il palazzo museo che domina, e dà il nome alla frequentatissima e affascinante piazza Castello.

Porta Palatina

Anche questa antichissima fortificazione faceva parte del primo accampamento romano da cui è nata la città, di cui era la Porta Principalis Dextera, poi Doranea in epoca medievale.

Il nome di “porta palatina”, invece, così come quello della piazza di porta palazzo, si devono invece a uno dei più antichi edifici di Torino ancora in piedi, il Palazzo Longobardo (o Casa del Senato), in piazza IV Marzo. Ancora oggi, l'impressione che fa la Porta Palatina fa ben comprendere l'imponenza che doveva avere questo posto agli albori della storia di Torino.

Chiesa della Gran Madre

La storia di questa chiesa affacciata sul Po e su piazza Vittorio è tutta in quella scritta latina sulla facciata: “Ordo Populusque Taurinus ob adventum regis”. Significa “la nobiltà e il popolo taurino (con riferimento al nome del popolo originario della città) per il ritorno del re” e fu eretta nella prima metà dell'800, dopo la fine nel 1814 dell'assedio sulla città ad opera di Napoleone e il tritorno di Vittorio Emanuele I. La chiesa, con il suo stile neoclassico, fu conclusa e inaugurata solo nel 1831, con Carlo Felice.

Da allora, la chiesa della Gran Madre di Dio è uno degli scorci tipici dei tour torinesi, nonché un punto di riferimento per chi arriva dalla collina.

Palazzo Reale

Anche se l'aspetto attuale di questo palazzo si deve al progetto di Ascanio Vittozzi e poi all'opera di Carlo di Castellamonte tra '500 e '600, qui vi era già nel '300 un palazzo vescovile di origine ben più remota.

Divenuto la sede della monarchia e della politica sabauda per tre secoli, ebbe un declino a inizio '900 che divenne ancora pù acuto nel dopoguerra, finché questo come gli altri lasciti della monarchia furono restaurati e trasformati nel circuito delle residenze reali oggi patrimonio Unesco.


Via Po con i suoi portici

Inaugurata nel 1674 su progetto di Carlo di Castellamonte, la “contrada di Po” nacque per unire Palazzo Reale alla piazza d'armi dell'epoca, cioè piazza Vittorio. Il suo aspetto attuale risale invece al 1720, quando Vittorio Amedeo II fece realizzare i portici per poter camminare al coperto anche in caso di pioggia fino alla piazza d'armi. Per non bagnarsi nel tragitto fino al Po e di lì alla Gran Madre, successivamente, Vittorio Emanuele I fece aggiungere anche i terrazzi che da un lato coprono gli attraversamenti.

EXTRA: la Sindone

Non è un edificio, non è un monumento né un luogo, e in effetti si può ammirare molto raramente, ma la Sacra Sindone è di per sé un simbolo religioso noto in tutto il mondo, e il fatto che si trovi a Torino aggiunge ovviamente ulteriore fama – e mistero – a tutta la città.


Si parla di