Cronaca

Corteo del 1° maggio: scontri fra No Tav e polizia. Spintoni e schiaffi fra No Tav e Pd

La protesta del "Food Delivery"

Gli scontri di questa mattina in centro

Corteo del Primo Maggio, Festa dei Lavoratori, per le strade del centro di Torino, con diversi momenti di tensione. 

Oltre alle rappresentanze sindacali - in prima fila Cgil, Cisl e Uil - e ai tanti big politici, di tutti gli schieramenti, sono presenti anche i No Tav, per rimarcare ancora una volta il loro dissenso alla Torino-Lione.

Presenti tutti e quattro i candidati alla carica di governatore del Piemonte: Sergio Chiamparino, Alberto Cirio, Giorgio Bertola e Valter Boero.

Non erano presenti, invece, le bandiere e gli striscioni dell'ala "Sì Tav".

Ma le tensioni ci sono state. Appena si è aperto il cordone della polizia, per far passare il corteo dei No Tav, alcuni militanti ed anarchici si sono staccati dal corteo stesso, venendo fermati dagli agenti. 

Ne sono scaturiti momenti piuttosto concitati, con ripetute cariche da parte della polizia.  

Lo spezzone del corteo del movimento No Tav ha cercato di risalire il corteo stesso, quando si è arrivati in via Po. Screzi e battibecchi fra gli stessi No Tav e i militanti del Partito Democratico, con schiaffi e spintoni, con il servizio d'ordine del Pd travolto. 

In via Roma, all'angolo con via Bertola e poi all'angolo con via Principe Amedeo, nuova raffica di scontri, con la polizia che ha fatto indietreggiare i No Tav, il tutto mentre è già iniziato il comizio in piazza San Carlo. 

A fine comizio, anche i No Tav sono arrivati, ritagliandosi uno spazio per un mini comizio.

Al corteo hanno preso parte anche i lavoratori e le lavoratrici del così detto "food delivery", costretti a lavorare in condizioni che loro stessi definiscono "indegne". "La maggior parte delle aziende funzionano a cottimo, alcune garantendo un minimo orario, altre no, altre ancora pagano all’ora ma solo a partire dal momento in cui arriva il primo ordine. La flessibilità di cui le aziende tanto si vantano, insieme ai punteggi di valutazione e alle forme contrattuali, significano in realtà una totale incertezza su quanto guadagneremo ogni mese, l’obbligo di lavorare nelle ore di punta e l’ansia di poter essere licenziati da un giorno all’altro solo con un click. Nel mondo del lavoro di oggi la flessibilità è sinonimo di precarietà. Siamo in piazza per fare sentire la nostra voce, siamo stufi di essere da un lato usati per propagande elettorali e dall’altra sfruttati dalle aziende per cui lavoriamo, tanto da non essere neanche riconosciuti come veri e propri lavoratori", spiegano. 

+++NOTIZIA IN AGGIORNAMENTO+++


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