Cronaca

All Foods, i lavoratori del servizio mense protestano contro i 52 licenziamenti

Il presidio davanti alla Città della Salute, durerà tutto il giorno. I sindacati: "Non è ammissibile che le scelte dell'azienda debbano essere pagate dai dipendenti e dai pazienti"

Il presidio, questa mattina

La lotta continua. È lo slogan degli addetti al servizio di ristorazione presso la Città della Salute di Torino, i dipendenti di All Foods, l'azienda subentrata nell'appalto dal 1 novembre 2015 e colpevole di aver licenziato 52 persone, a detta dei sindacati, senza alcun criterio. I numeri di pasti e il lavoro infatti non sono diminuiti, anzi nelle prossime settimane è previsto addirittura un incremento a causa dell'arrivo, presso la Città della Salute, di centinaia tra degenti e operatori spostati da altri presidi sanitari. 

Da questa mattina, davanti all'ingresso principale dell'ospedale Molinette in corso Bramante, è infatti in corso un presidio che andrà avanti fino alle 18. "Io sono un cuoco e sono stato licenziato - spiega Michele Curci (Fisascat Cisl) -. Lavoravo in quello che è uno dei settori della cucina più importante per il paziente, quello dietetico: ho perso il lavoro insieme ad altre persone, - continua Curci - diplomate ed estremamente qualificate. Mi domando adesso la qualità e la cura nel cibo, criteri fondamentali per i degenti, dove siano andate a finire".

Il personale di fatto è stato sostituito ma non con soggetti idonei al ruolo. Inoltre il personale rimasto, lavora in condizioni pessime, circondato da un clima tutt'altro che sereno. "Ricordiamo anche, proprio in questa giornata dell'8 marzo - sottolinea Loredana Esposito della Filcams - che il 90% dei lavoratori dell'azienda è costituita da donne con famiglia e figli, costrette in queste condizioni, a sopportare carichi di lavoro non indifferenti". Anche chi è sotto contratto part-time infatti è obbligato, per supplire alle evidenti carenze di personale, a lavorare più ore, senza ovviamente essere retribuito.

"La verità è che la All Foods - hanno spiegato ancora i sindacati - pur di aggiudicarsi l'appalto, ha fatto un'offerta economica insostenibile e da quando è subentrata ha tentato di recuperare i costi tagliando sul costo del lavoro e con la cassa integrazione. In realtà le 52 persone licenziate sono vittime della Spending Review".
Una situazione già bollente da diversi mesi e che ormai sta diventando insostenibile. Per i lavoratori ma anche e soprattutto per i malati ricoverati.


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