Cronaca

Omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia, i condannati restano due: gli altri esecutori saranno impuniti

Dopo sei anni chiusa anche l'ultima indagine con l'archiviazione dei due indagati

Il procuratore di Torino Bruno Caccia, ucciso dalla 'ndrangheta 40 anni fa in via Sommacampagna

Dopo 40 anni e qualche mese, i giudici di Milano hanno messo la parola fine alle indagini sull'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia, che fu ucciso da un commando della 'ndrangheta che gli tese un agguato a colpi di pistola sotto casa, in via Sommacampagna, la sera del 26 giugno 1983 mentre era sceso a portare a spasso il suo cane. Gli unici a pagare sono stati due: il boss Domenico Belfiore, residente a Moncalieri, incastrato come mandante del delitto e per questo condannato all'ergastolo, e il panettiere-tuttofare delle cosche Rocco Schirripa, arrestato nel dicembre 2015 a Torino e anch'egli poi condannato all'ergastolo in quanto riconosciuto esecutore materiale. Secondo tutti i riscontri, però, il commando era composto da più persone (molti hanno parlato di cinque, alcuni anche di sei) e quindi ormai è chiaro che tutti gli altri resteranno impuniti, nonostante gli appelli dei figli di Caccia, Paola, Cristina e Guido, a proseguire le indagini sul caso. 

Su richiesta della stessa procura, il giudice milanese Mattia Fiorentini ha archiviato i procedimenti a carico di Francesco D’Onofrio, 68enne ex esponente di Prima Linea residente a Nichelino, sospettato di essere a bordo della Fiat 128 verde su cui il commando fuggì, e di Tommaso De Pace, 81enne ritenuto invece l'uomo che aveva fotografato Caccia mentre usciva col cane nei giorni che precedettero il delitto. Per gli investigatori c'è troppo poco per dimostrare gli addebiti che erano stati ipotizzati verso di loro. Difeso dall'avvocato Roberto Lamacchia, D'Onofrio sta finendo di scontare, ai domiciliari, una condanna del 2003 per ricettazione. Il caso, a sei anni dall'apertura di quel fascicolo, è stato chiuso nei primi giorni di dicembre 2023 nonostante l'ultimo tentativo di opposizione dei familiari di Caccia.

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