“Que se ne vayan todos”. Il corteo incompreso degli indignati torinesi
Dopo la manifestazione studentesca di giovedì 17 a Torino e in tutta Italia si scatenano le polemiche: qual è l'obiettivo del movimento degli "indignati"?
Alessandro Parodi
La giornata internazionale degli studenti ha portato lo scorso giovedì migliaia di giovani “indignati” nelle piazze delle principali città italiane. Il movimento, che segue i binari della contestazione studentesca che l’anno scorso ha combattuto a lungo l’iter del Ddl Gelmini, vuole opporsi, come recita il volantino della manifestazione di Torino, alla politica di una classe politica “servile” nei confronti delle lobby bancarie, difendendo i diritti degli studenti.
Molte sono le obiezioni rivolte al movimento, a partire dall’accusa agli slogan come “Neanche con Monti tornano i conti” di rivoltarsi a priori contro un neonato governo composto proprio allo scopo di combattere la crisi e le iniquie dell’attualità italiana. Risponde così Marco, studente di Filosofia a Palazzo Nuovo: “Non siamo qui per protestare, ma per difendere il diritto allo studio e opporci alla privatizzazione dell’istruzione. Benchè non sia un amante delle manifestazioni e dei cortei non sono mai stato felice come oggi di essere in questa piazza, perché oggi combattiamo una battaglia di prevenzione, cercando di tutelare i nostri diritti. Non è necessario aspettare una riforma per poi lamentarsi”.
È difficile immaginare il successo del movimento, che già in passato ha ottenuto risultati scarsi e temporanei. Eppure i cortei di giovedì, come quelli dell’11 novembre e i molti che hanno avuto luogo a Torino e in tutta Italia negli scorsi mesi, sono indice di una crescente insoddisfazione dei giovani e delle classi popolari, che in più riprese hanno mostrato coesione e collaborazione, nei confronti della moderna classe dirigente.
È per questo che il principale obiettivo di #Occupy UniverCity, la manifestazione di giovedì, sono state le sedi delle banche, accusate di plasmare la scena politica italiana e mondiale. In particolare la protesta si è rivolta contro la sede torinese della Banca d’Italia, “luogo simbolo del malessere generalizzato che ci coinvolge tutti e tutte”, come scrive uno studente sulla pagina Facebook dedicata alla manifestazione. “Non ho nulla contro il governo Monti - continua Marco - ma si può dire che non sia totalmente neutrale, essendo composto da banchieri e docenti di università private, legati a testate come “Il Sole 24 ore”, a Confindustria, alla Bocconi di Milano. Come diceva Ezra Pound, i politici sono i camerieri dei banchieri: è nostro compito invertire la rotta facendo sì che sia il popolo ad imporre il suo volere ai politici, e questi a loro volta ai banchieri”.
Si tratta insomma di una protesta preventiva, che mira direttamente al cuore dell’oligarchia politica, prescindendo da distinzioni di parte e partito, per scalzare quell’1% contro cui si scagliano con tanta foga gli indignati: in sintonia con le proteste d’oltre oceano degli scorsi giorni, i promotori del corteo ripetono “noi siamo il 99% che li manderà in crisi”.
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