Cronaca

Ergastolo per Rocco Schirripa: è lui l'assassino del procuratore Bruno Caccia

Del commando facevano però parte altre persone ancora da identificare. Lui: "Sciopero della fame, sono un capro espiatorio"

Rocco Schirripa il giorno del suo arresto

Ergastolo per Rocco Schirripa: è lui l'assassino del procuratore di Torino Bruno Caccia, ucciso a colpi di pistola in via Sommacampagna la sera del 26 giugno 1983.

LA SENTENZA

Il panettiere 64enne di piazza Campanella, residente a Torrazza Piemonte, era accusato di essere il sicario che la 'ndrangheta aveva inviato, accompagnato da altre persone ancora sconosciute (tra gli indagati c'è Francesco D'Onofrio, residente a Nichelino, mentre il moncalierese Domenico Belfiore è stato condannato all'ergastolo in via definitiva nel 1992 quale mandante del delitto), sotto casa del procuratore per freddarlo mentre portava a spasso il suo cagnolino. Per la Corte d'assise di Milano, che ha pronunciato la sentenza, è così. Accolta la linea del pm Marcello Tatangelo e del procuratore aggiunto Ilda Boccassini.

LE SUE PAROLE

"Sono un capro espiatorio, la persona perfetta per questa accusa: un calabrese con precedenti con la giustizia. Un terrone. L'ideale per chi vuole a tutti i costi ottenere una condanna ma non ricerca della verità": queste le parole pronunciate da Schirripa prima che i giudici si riunissero in camera di consiglio per sei ore prima di pronunciare il verdetto. E ha anche annunciato lo sciopero della fame "per protestare contro questa messinscena, questa farsa che lascerà liberi i veri responsabili". Schirripa si è detto "dispiaciuto soltanto per la mia famiglia". Per il suo legale, Basilio Foti, si tratta di "una sentenza già scritta". Scontato, dunque, il ricorso in appello.


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