Cronaca

'Ndrangheta: 5 rinvii a giudizio per omicidi del 1997

Arrivano in un'aula di giustizia dopo 14 anni gli omicidi di Antonio e Antonino Stefanelli e di Franco Mancuso, uccisi insieme in un regolamento di conti nell'ambito di una faida tra famiglie

Sono passati quasi quindici anni, ma forse sta per venire finalmente alla luce la verità su una serie di delitti avvenuti in provincia di Torino. Quattro omicidi per fatti di criminalità organizzata, avvenuti nel Torinese nel 1997 e non ancora chiariti del tutto, arrivano infatti in un'aula di giustizia: il gip Rosanna La Rosa ha rinviato a giudizio ordinario cinque persone, mentre una sesta ha scelto il rito abbreviato e una settima per ora è stata tenuta fuori dal giudizio per motivi di salute.

Si tratta degli assassini di Antonio e Antonino Stefanelli e di Franco Mancuso
, uccisi insieme in un feroce regolamento di conti nell'ambito di una violenta faida tra famiglie della 'ndrangheta, e , qualche mese dopo, di Roberto Romeo, che era sfuggito all'agguato in cui erano morti gli altri tre. Su richiesta dei pubblici ministeri Roberto Sparagna e Monica Abbatecola sono stati rinviati a giudizio per il triplice omicidio Rosario M., 43 anni, Giuseppe A., 42 anni, Gaetano N., 41 anni, e Natale T., 43 anni, quest'ultimo latitante; per il solo omicidio di Romeo, invece, Antonio S., 51 anni. Domenico M., 45 anni, boss dell'omonima cosca con sede nel Torinese già condannato a 30 anni per il triplice omicidio, si avvarrà del rito abbreviato per il solo delitto Romeo. Giuseppe L., 81 anni, anch'egli già condannato a 20 anni per il triplice omicidio, è stato invece ritenuto incapace di presentarsi in giudizio per il delitto Romeo e per questo la sua posizione è stata congelata, almeno per il momento.

Questi i fatti: la vicenda ebbe inizio nel maggio del 1996 con il ritrovamento nei boschi di Chianocco, in valle di Susa, del cadavere bruciato di Francesco Marando, 37 anni, latitante da qualche mese dopo una fuga dal repartino detenuti dell'ospedale di Genova, dove stava scontando una condanna a 18 anni per droga. Il fratello della vittima, Domenico Marando, all'epoca considerato un boss emergente della 'ndrangheta sia nel torinese che a Platì, in provincia di Reggio Calabria, accusò Antonio Stefanelli, rampollo di una famiglia mafiosa di Oppido Mamertina (Reggio Calabria), di essere stato il mandante dell'omicidio.

I tentativi del padre del giovane, Antonino, di fare riappacificare le due famiglie si rivelarono inutili. Quando i due Stefanelli si presentarono nella villa dei Marando, in frazione Tedeschi di Volpiano (Torino) accompagnati da due guardaspalle, Francesco Mancuso e Roberto Romeo, scoppiò l'inferno. Tutti tranne Romeo furono uccisi sul posto e i loro cadaveri fatti sparire, forse sepolti in qualche cava, insieme alla loro auto, un'Alfa 164 verde scuro. Romeo, che era rimasto all'esterno, riuscì a fuggire, ma pochi mesi dopo fu rintracciato e giustiziato in una stradina dietro all'ex stabilimento Fiat di Rivalta di Torino. I casi di omicidio furono riaperti lo scorso anno in seguito a un'inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Torino.

Fonte: Ansa