Cronaca

Pedalare sotto la Mole: corso Settembrini, un percorso a ostacoli

Abbiamo pedalato per Torino al fine di scoprire i problemi delle piste ciclabili della città. In corso Settembrini il tracciato è in uno stato di conservazione pessimo: roba da Terzo Mondo

Se proponeste ad un ciclista europeo (basta chiedere a un "cugino d'oltralpe" francese) di pedalare  in corso Settembrini sul percorso riservato alle biciclette, probabilmente questi vi domanderebbe se stiate scherzando. Buche - spesso delle vere e proprie voragini - asfalto a pezzi, auto parcheggiate ovunque, rischio di essere investiti da chi fa retromarcia, pulizia da foglie e rami del tutto assente. Non siamo nel Terzo Mondo, ma a Torino: eppure lo stato di conservazione di questa lunga pista ciclabile è del tutto inconcepibile per una città europea.

Percorriamo corso Settembrini partendo da corso Agnelli e andando verso corso Orbassano. Il ciclista deve praticamente rassegnarsi ad andare a piedi, se non vuole rischiare pericolosi capitomboli. La trascuratezza nella quale è tenuto il tracciato dimostra che questa pista è stata dimenticata da tutti, e gli automobilisti, in un certo senso comprensibilmente - è difficile pensare che questa possa essere una pista per le biciclette - ci parcheggiano sopra: d'altronde, quando tutte le auto sono lasciate comodamente sul marciapiede, posteggiare anche sulla ciclabile non fa molta differenza.

La situazione migliora arrivando verso corso Orbassano, dove la pista è stata riasfaltata: ma per metà percorso sembra di intraprendere una pista africana.

"Si tratta di una non-ciclabile - commenta Fabio Zanchetta, presidente di Bike Pride - Il marciapiede è usato come parcheggio, la ciclabile come marciapiede. E' attualmente in uno stato pietoso, che neanche con una bici da cross si potrebbe percorrere".


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