Cronaca

Le ex case del dazio di Torino: ecco dov'erano le barriere della città

I bassi edifici gialli nelle piazze periferiche della città un tempo avevano una funzione molto importante

La casa del dazio in piazza Bengasi nel 2012 quando ancora c'era il mercato

Nelle zone più o meno periferiche di Torino, ogni tanto capita di trovarsi di fronte a bassi e vecchi edifici di colore giallo: oggi in genere ospitano uffici pubblici di vario tipo, ma gli anziani torinesi sanno che quelle sono le vecchie case del dazio, di quando Torino era ancora circondata da mura.

Non le mura fortificate storiche, quelle che servivano a difendere la città e i suoi abitanti dai nemici e che furono abbattute da Napoleone nel 1800 durante l'occupazione francese. Piuttosto delle barriere con scopi commerciali e fiscali, anche se l'uso militare non era escluso a priori.

Nel 1853, quando già la prospettiva di un'Unità d'Italia guidata da Torino prendeva forma, la capitale del Regno di Sardegna decise di dotarsi di una “cinta daziaria”, ovvero di un perimetro murato con dei varchi in cui far passare persone, mezzi e merci dopo aver pagato il dazio in entrata, come previsto dallo statuto Albertino del 1848. La cinta daziaria del 1853 aveva un perimetro di 16,5 km e includeva l’area compresa fra la Cittadella, l'attuale Cimitero Generale e San Salvario (dove c'era un forte problema di contrabbando, che si voleva debellare).

All'epoca, la superficie totale di Torino era 1.700 ettari, oltre quattro volte quella effettivamente urbanizzata all'epoca di circa 400 ettari: oggi Torino ha una estensione di circa 13.000 ettari. La cinta daziaria di allora aveva due caselli di controllo lungo le ferrovie (verso Genova e verso Susa), oltre a quelli stradali di Nizza, Stupinigi, Orbassano, Crocetta, San Paolo, Foro boario, Francia, Martinetto, Lanzo, Milano, Abbadia di Stura, Regio Parco, Vanchiglia, Casale, Villa della Regina, Piacenza, Ponte Isabella. Ancora oggi quasi tutte quelle aree urbane sono identificabili come quartieri e barriere: i nomi più famosi sono quelli di Barriera di Milano e Barriera di Lanzo.

Una pianta di Torino del 1915, con le due cinte daziarie concentriche. Fonte Museo Torino

Ma la città era in continua espansione, e così a inizio '900 si rese necessaria una cinta daziaria più ampia per regolamentare la vita dei torinesi fuori dalle mura. Dopo varie vicissitudini la nuova cinta fu inaugurata nel 1912: il perimetro si estese fino a 23 km, intorno a una Torino di 3900 ettari.

La fine delle mura di cinta intorno a Torino avvenne nel 1930: l'abbattimento delle strutture ha liberato grandi spazi pubblici di notevole, dando forma a due percorsi anulari intorno alla città, che caratterizzano ancora oggi la morfologia di Torino, specialmente nella parte alla sinistra del Po. In corrispondenza della cinta del 1853 si sviluppa quindi l’anello dei corsi: Bramante, Pascoli, Ferrucci, Tassoni, Svizzera, Mortara, Vigevano, Novara, Tortona. Sui resti della cinta daziaria del 1912, invece, è articolato il percorso di circonvallazione urbana delle vie Vigliani, Reni, Maria Mazzarello, De Sanctis, Cossa, Sansovino, Veronese, Botticelli.

La cinta daziaria del 1912. Fonte Museo Torino

Non solo strade al posto delle mura: l'eredità maggiore delle cinte daziarie sono appunto quegli edifici che un tempo ospitavano i doganieri in corrispondenza delle aperture e dei varchi, le case del dazio. Le principali barriere furono realizzate nelle attuali piazze Rebaudengo, Stampalia, Massaua, Bengasi. Tuttora esistenti i quartieri per l’alloggio nelle ex barriere di Nizza e di Lanzo, ora piazze Bengasi e Stampalia e uffici nelle ex barriere di Pianezza e Milano, ora piazze Cirene e Rebaudengo. Infine risale alla cinta del 1853 la sede dei vigili in corso Moncalieri 80, là dove si trovava la Barrriera Piacenza.

Ecco alcune immagini delle ex case del dazio di Torino

La ex casa del Dazio di piazza Bengasi nel 2012, prima del trasferimento del mercato su via Vigliani per il cantiere della metropolitana.

piazza Stampalia

via Pianezza

Piazza Rebaudengo: l'ex casello daziario con l’ingresso di "Arcobirbaleno". Fotografia di Giuseppe Beraudo, 2010.

Corso Moncalieri 80, la sede della polizia municipale


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