Economia

Torinesi parsimoniosi con il consumo d'acqua? Arriva il "rincaro" della bolletta

Dal 2008 la Smat ha avuto 46 milioni di euro in meno di introiti. Per questo ha chiesto e ottenuto la possibilità di alzare la bolletta ai torinesi per i prossimi tre anni. Una decisione che ha mandato su tutte le furie l'Adoc e i Comitati

C'è un detto che dice "meno paghi e più paghi" ed effettivamente è quello che potrebbe succedere ai torinesi che ogni mese pagano la bolletta Smat, cioè quella per l'acqua che viene consumata a casa. Negli ultimi anni infatti nelle abitazioni di 285 comuni della provincia di Torino si è stati più parsimoniosi con l'utilizzo dell'acqua pubblica, evitando di fatto gli sprechi. Ciò ha portato a una perdita di introiti per la società che gestisce l'acquedotto: tradotto in numeri, dal 2008 a oggi l'utilizzo a persona dell'acqua è sceso da 198 litri al giorno a 185, quindi le bollette meno salate hanno fatto incassare alla Smat circa 46 milioni di euro meno di quanto avevano previsto.

Il mancato introito ha fatto mobilitare l'azienda che, tra i suoi soci, ha i comuni per cui fornisce l'acqua ai cittadini. Dopo l'autorizzazione concessa dall'Autorità che stabilisce le tariffe per l'acqua pubblica, è arrivata la decisione di aumetare le bollette per i prossimi tre anni, con una media di 50 centesimi in più a bolletta.

La decisione della Smat non è piaciuta affatto ad alcuni amministratori di condominio, che si sono rivolti all'Associazione per la Difesa e l'Orientamento del Consumatore (Adoc), e al Comitato Acqua Pubblica. La tesi di questi ultimi è semplice: non possono essere puniti i cittadini solo perché hanno risparmiato un bene prezioso come l'acqua. Gli aumenti sarebbero dunque ingiustificati. A questo si aggiunge un dato di fatto che è rappresentato dagli utili della Smat, i quali superano i 70 milioni di euro negli ultimi cinque anni. Risposta secca della Smat, la quale sostiene che se i cittadini hanno pagato meno del dovuto, è giusto che ci sia un conguaglio.

Il contenzioso dunque è aperto e non sarà facile giungere a una soluzione così facilmente. L'alternativa attuale per non far pagare l'obolo è quello di un intervento da parte dei comuni ma, essendo questi ultimi senza soldi, si rivarrebbero sui cittadini. Alla fine il risultato sarebbe lo stesso.


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