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"Carmina Burana" al Teatro della Concordia di Venaria

La coreografia di Carmina Burana, tutta giocata tra ‘larghi’ e ‘sfrenatezze’, è divisa essenzialmente in tre momenti che scandiscono un crescendo liberatorio: si passa da una brutale aggressione sotto il cupo rombare della pioggia battente a una parte irriverente e grottesca che allude alle giullarate, per culminare infine nell’incendium cupiditatum, lo scatenamento delle passioni, che avviene nella taberna, luogo di appagamento degli istinti primari. 

Due i simboli chiave di questo balletto, calati in un’atmosfera  metafisica: un grande armadio (visto, si direbbe, con gli occhi dell’infanzia che tutto colorano di mistero) e una tavola. Il primo - in cui i corpi dei ballerini si vanno quasi a riporre come abiti frusti- è luogo di memorie, di segreti di ‘scheletri’ ipocritamente celati; la seconda, altare sacrificale della terrena voluptas, è imbandita di corpi esibiti come cibarie tentatrici.


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