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Estate in circolo, le serate nel cortile dell'anagrafe centrale: il programma dal 23 al 29 luglio

Continuano le serate di musica e cinema del cortile dell'anagrafe, si parte con la musica di Roncea, progetto di cantautorato di grande qualità, una commistione culturale tra Italia Francia e Romania che gli è valsa la condivisone del palco fra gli altri con Arctic Monkeys, The Coral, The National. Sabato grande festa con The Hot Dogs progetto parallelo di Gianluca Cato Senatore prima di una settimana dedicata al cinema con racconti di felicità, di ruggine, di ciclismo e di fine e inizio d'anno. All'Estate in Circolo possono giocare i bambini al pomeriggio, studiare gli universitari di giorno e mangiare tutti insieme alla sera. 

RONCEA | 23 luglio  ingresso a offerta libera >2 euro
Roncea, classe 1987, di origine franco-rumena, è cresciuto in Italia.
Con i Fuh, band di attitudine punk, ha aperto concerti ad Arctic Monkeys, The Coral, The National e suonato su palchi come il Traffic Festival di Torino, e partecipato al “Requiem tour” dei Verdena nel 2007, come official opener.

Con il trio math rock Io Monade Stanca (uscito per la label francese African Tape) ha vissuto un tour infinito:tra il 2008 e il 2014, 150 date all’attivo nei peggiori club Europei. Il percorso solista inizia nel 2010 con “Old toys”, album folk rock intimista prodotto con la collaborazione di Carmelo Pipitone (Marta sui tubi), Luca Ferrari (Verdena), Gigi Giancursi (Perturbazione) e altri.
Negli anni, altri due album in inglese, numerose collaborazioni, musiche per spot pubblicitari e in ambito cinematografico, Tra la fine del 2018 e l\’inizio del 2019 un tour di 30 date in tutt\’Italia per presentare dal vivo “Cornucopia”, il primo album solista di Carmelo Pipitone (MST, Ork, Dunk) che vede Nicolas unico musicista in scena oltre al titolare del progetto.
1 febbraio 2019 è la data di uscita di “Presente” (I sotterranei), primo album di canzoni in italiano di Roncea, prodotto da Manuel Volpe. Da qui l\’inizio di una storia nuova.
 
THE HOT DOGS | 24 luglio ingresso a offerta libera  >2 euro
Band torinese, che anima da anni le serate a tema anni ’50 e ’60. Una formazione di musicisti che orbitano nel panorama musicale torinese da anni, spicca tra tutti il nome di Gianluca “Cato” Senatore al basso, membro e fondatore della famosa band di fama nazionale “The Bluebeaters”.
“Rock’n’nroll, Rhythm&Blues and Revue” recita la scritta sotto il nome, ispirato alle band che facevano sudare nelle piste da ballo degli anni ’40, ’50 e ’60.
Sugar Nanny alla voce con i suoi Hot Dogs giocando tra il soul, lo swing e il funk di mostri sacri della musica nera come Ray Charles, James Brown, Etta James e Wilson Pickett, saltano tra le colonne sonore di American graffiti e Blues Brothers e rivisitazioni di brani pop di oggi giorno in chiave rhythm&blues per uno show divertente, frizzante e coinvolgente.
 
THE STRANGE SOUND OF HAPPINESS di Diego Pascal Panarello | 25 luglio ingresso 5€ intero 4€ ridotto soci ARCI
La storia di Diego, un quarantenne alla deriva, è la storia del regista che, stregato dall’ipnotico suono di un piccolo e apparentemente insignificante pezzo di ferro, decide di seguire le sue orme fino a raggiungere confini inaspettati. Quel piccolo pezzo di ferro che da molti è conosciuto come lo scacciapensieri, il classico souvenir che sull’isola del regista, la Sicilia, viene chiamato marranzano, in realtà esiste in tutto il mondo sotto nomi e forme diverse. Sarà dunque questo antico strumento a guidare Diego in un viaggio dalle torride coste della Sicilia alle pianure congelate della Yakutia in Siberia, Paese da Diego conosciuto per il gioco da tavolo del Risiko. In Yakutia lo scacciapensieri viene chiamato Khomus, letteralmente ‘uomo magico’, ed è considerato strumento nazionale e simbolo di felicità. Nella terra dei ghiacci, lo strumento diventerà così la chiave d\’accesso a un mondo magico in cui Diego si ritroverà involontariamente protagonista di un’antica profezia...

RUGGINE di Daniele Gaglianone | 26 luglio ingresso 5€ intero 4€ ridotto soci ARCI
Nord Italia. Fine anni Settanta. Estate. Alla periferia di una città in un quartiere abitato da immigrati del sud e e del nord est un gruppo di ragazzini, capitanati dal siciliano Carmine ha costituito come proprio dominio il Castello, due vecchi silos arrugginiti. Nel quartiere giunge un nuovo medico condotto, il dottor Boldrini. Il suo atteggiamento aristocratico intimorisce un po’ gli abitanti i quali lo temono e lo ammirano al contempo. I bambini scopriranno un suo terribile segreto ma avranno timore di non essere creduti nel momento in cui dovessero raccontarlo agli adulti. Oggi Carmine, Sandro e Cinzia sono tre adulti su cui quel passato ha lasciato dei segni profondi.

Daniele Gaglianone prosegue il suo percorso caratterizzato dal rifuggere dal facile successo e dall’indagine su quanto accade quando la violenza, esplicita o celata che sia, irrompe nelle vite delle persone imprimendovi il suo marchio indelebile. Lo fa con uno stile visivo complesso che interrompe l’impressione di realtà grazie a sfocature o a neri improvvisi che costringono lo spettatore a staccarsi dall’azione per concedersi un, seppure breve, spazio di riflessione. Se si vuole trovare un difetto a Ruggine lo si può individuare nell’ampio tempo che si concede prima di entrare in situazione ma forse anche questo, nell’ottica d’insieme, finisce con il divenire funzionale. Perché Gaglianone chiede disponibilità allo spettatore. Una disponibilità anche a farsi bambino e quindi a comprendere che la caratterizzazione di un sempre più raffinato Filippo Timi nel ruolo del dottor Boldrini ‘deve’ essere esasperata.

Per quei bambini di un’epoca in cui l’immaginario collettivo non era ancora stato pervaso da miliardi di stimoli visivi quotidiani, il dottore è un Uomo Nero delle fiabe. É quel drago che un Sandro divenuto padre materializzerà sotto forma di gioco con il figlio, che Carmine continuerà a cercare di uccidere dentro di sé e che Cinzia proverà a combattere, consapevole che ha assunto forme diverse. Magari quelle di due colleghi del Consiglio di classe in sede di scrutinio incapaci di leggere le difficoltà di un’alunna forse abusata in famiglia ma vista invece con lo sguardo malato di una società che si ferma all’aspetto fisico e si ritrova succube di pulsioni inconfessate che pubblicamente deplora. Un suggerimento: non lasciate la sala appena iniziano i titoli di coda.
La ruggine non ha ancora smesso di corrodere lo schermo e l’animo dei protagonisti.
 
WONDERFUL LOSERS  | 27 luglio ingresso 5€ intero 4€ ridotto soci ARCI
un documentario sul giro d'italia, visto con gli occhi degli umili gregari. Per molti di noi quei ciclisti che non vincono e che non compaiono mai in televisione e sulle prime pagine dei giornali sono semplicemente dei perdenti. Sono i gregari, i “portatori d’acqua”, i Sancho Panza del ciclismo professionistico.

Wonderful Losers racconta la loro volontà smisurata, la loro devozione e la capacità di sopportare la fatica e il dolore per continuare la gara ad ogni costo e dare il personale contributo alla vittoria finale del loro capitano. Se si schiantano si rialzano e fanno di tutto per continuare la corsa: alzare bandiera bianca non è ammesso.
In Wonderful Losers i nostri eroi non sono soli: il team dei medici, stipato in una piccola e claustrofobica automobile, accorre per prestare le prime cure, si lancia sull’asfalto a soccorrere chi è caduto o medica i feriti che, senza fermarsi, si agganciano ai finestrini dell’auto.  Il lavoro dei medici ricorda quello di una guerra: sono nella “linea di fuoco”, dove il ritiro non è un’opzione.

L'UNO  | 29 luglio ingresso 5€ intero 4€ ridotto soci ARCI
Sera del 31 dicembre. Marta e Tommaso stanno attendendo un amico e la sorella di lei per festeggiare il Capodanno. Ma non si tratta di un San Silvestro come gli altri perché da quattro mesi staziona nel cielo, visibile da ogni parte della Terra, un oggetto non identificato che è stato denominato Uno di Ogimomo dal nome di colui che lo ha segnalato per primo.
All’origine di questo film c’è uno spettacolo datato 2018 portato sulle scene dalla compagnia Contrasto i cui attori sono gli stessi che agiscono sullo schermo. Nel leggere le istruzioni iniziali di un lungometraggio scritto e girato prima della pandemia verrebbe spontaneo l’utilizzo della denominazione ‘profetico’ per quanto assomigliano a restrizioni che stiamo sperimentando e molto probabilmente sperimenteremo per il Capodanno 2020. Forse si tratta di un termine eccessivo ma sta di fatto che lo avremmo visto con altri occhi se non fosse accaduto in tutto il mondo quanto sta ancora accadendo.

Va detto subito che il film non nasconde (anzi a tratti sottolinea) la sua origine teatrale sia dal punto di vista scenografico (con l’eccezione di tre situazioni che comunque anche su un palcoscenico avrebbero potuto trovare la loro collocazione) che da quello della recitazione che, in particolare nella prima parte, in più di un\’occasione vede le voci sovrapporsi a volume elevato creando un effetto di disturbo che a teatro sicuramente otteneva un esito più adeguato. Si tratta comunque di un buon esito sia sul piano della scrittura che su quello della messa in scena grazie anche all’affiatamento degli interpreti. Ne esce un quadro che tangenzialmente riprende la situazione che stiamo attualmente vivendo e che, come l’Uno, lascerà dei segni forse indelebili nelle nostre vite. Ma soprattutto ci pone di fronte al ritratto di unumanità che comunque (illuminante in materia l’altra versione della serata) aveva portato a compimento un processo di solipsismo che, per leggere il positivo nella negatività della presenza dell’Uno, aveva bisogno di una scossa per spingere gli individui a confrontarsi, se non con gli altri, almeno con se stessi.


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