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"Pessoa esoterico", Giulio Valentini al Molo di Lilith

Oroscopo di parole per eteronomi con tasso poetico accertato superiore a 0,5. Nasce nel 1888 a Lisbona al quarto piano di un edificio davanti al Teatro Nacional de São Carlos alle 15:20 del 13 giugno e muore per problemi epatici all’età di 47 anni nella stessa città dov’era nato. In mezzo la magia di una vita.

Čechov diceva che nei certificati di nascita è scritto dove e quando un uomo viene al mondo, ma non vi è specificato il motivo e lo scopo.
Lo scopo di Pessoa è scritto nel suo segno zodiacale: gemelli. Chi se non un gemelli poteva inventare gli eteronimi? Scaglie di personalità che si staccano dal fusto e d’un tratto cominciano a camminare sulle proprie gambe. “La mia anima è una misteriosa orchestra: non so quali strumenti suoni e strida dentro di me: corde e arpe, timpani e tamburi. Mi conosco come una sinfonia”, scrive Pessoa. Una sinfonia, la poesia di Pessoa, poggiata sul comodino di una vita anonima; una sinfonia la poesia di Pessoa, tutta proiettata a far risuonare i mille angoli di un mondo interno, voci al di sopra del tempo e dello spazio, le tante dita di una mano che tocca il mondo.

Le ultime parole che Pessoa disse prima di morire furono: “De-me os meus óculos!”, “datemi i miei occhiali”. Essendo molto miope, aveva paura di non riconoscere Dio tra i suoi eteronimi. Giulio Valentini è una pianta erbacea, unica nel suo genere (fortunatamente) venuta su per caso nei pressi di qualche tomba etrusca, non tanto distante da Roma, il 13 luglio del 1972 o giù di lì. Presenta una radice avventizia, una laurea in Lettere con il massimo dei nodi alla Sapienza di Roma, un master in Copywriting al Politecnico di Milano, un fusto ciondolante, con biforcazioni ramose-bracciose-gambose e altezza che può raggiungere anche i due metri (al momento 1,84). 

Ingresso libero riservato ai soci Arci.


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