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“Sandy Skoglund. Visioni Ibride” a Camera

"Revenge of the goldfish"

Dal 24 gennaio al 31 marzo negli spazi di Camera - Centro Italiano per la Fotografia, a Torino, è possibile visitare l’importante mostra “Sandy Skoglund. Visioni Ibride”, prima antologica dell’artista statunitense Sandy Skoglund (1946), curata da Germano Celant. La mostra riunisce lavori che vanno dagli esordi nei primi anni Settanta all’ancora inedita opera “Winter”, alla quale l’artista ha lavorato per oltre dieci anni. Sarà proprio questa immagine - accompagnata da alcune delle sculture create per l’installazione da cui è stata tratta la fotografia - il fulcro dell’esposizione: una spettacolare anteprima mondiale che conferma una volta di più l’unicità della sua ricerca e del suo linguaggio, formatisi in pieno clima concettuale per evolversi in un immaginario sospeso tra sogno e realtà, di straordinaria potenza evocativa.

La mostra permette dunque di seguire questo percorso attraverso oltre cento lavori tra fotografie, quasi tutte di grande formato, e sculture. Si va dalle prime serie fotografiche prodotte a metà anni Settanta, dove già emergono i temi caratteristici dell’interno domestico e della sua trasformazione in luogo di apparizioni tra comico e inquietante, fino alle grandi composizioni dei primi anni Ottanta, che hanno dato all’artista fama internazionale. In particolare, si ricordano le visionarie “Radioactive cats” del 1980 e “Revenge of the goldfish” del 1981, autentiche icone del periodo, rivisitazioni surreali e stranianti di ambienti famigliari dai colori improbabili, invasi da gatti verdi e pesci volanti. Le immagini di Skoglund nascono - sempre - dalla costruzione di un set, estremamente complesso, che l’artista poi fotografa: un procedimento che ben spiega la rarefatta produzione dell’artista e la
peculiarità della suo percorso visuale, che è al tempo stesso installativo, scultoreo e fotografico.

Elementi, tutti, che si ritrovano nella mostra torinese, dove alcune sculture rimandano alle fotografie e  viceversa. Tra le tante opere storiche che compongono quest’esposizione, si ricordano i venti scatti della serie “True Fiction Two”, realizzata tra 1986 e 2005, che è una lisergica interpretazione dell’American Way of Life, le spettacolari composizioni di “Fox Games” (1989) e “The Green House” (1990), con i loro ormai iconici animali, volpi rosse e cani viola. Seguono il balletto di “Shimmering Madness” (1998), dove le statue e le figure umane condividono lo stesso spazio in una folle coreografia e il visionario pic nic di “Raining Popcorn” (2001). Si giunge così alle due opere più recenti, “Fresh Hybrid” (2008) e l’inedito
“Winter” (2018). 


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