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"Le sfacciate meretrici - Donne del Risorgimento Italiano", lo spettacolo nell'Aula della Camera

Dove sono le donne, quando si racconta la nostra Storia? Spesso vengono dimenticate, oppure collocate un passo indietro rispetto ai grandi eroi del tempo. “Sfacciate meretrici” vengono addirittura chiamate da papa Pio IX, nell’Enciclica Noscitis et Nobiscum del 1849, le donne che prestarono aiuto e soccorso negli ospedali. Invece il loro ruolo è stato centrale: fragilità e debolezza sono state sostituite da coraggio e forza, ed è giusto sottolineare il loro contributo all’Indipendenza e all’Unità italiana. 

Donne di ogni estrazione e provenienza sociale, di tutte le regioni, si scoprirono appassionate di politica e libertà, abolirono le loro differenze di classe e combatterono insieme per un obiettivo comune. Ed è a queste figure che il Museo Nazionale del Risorgimento vuole rendere omaggio attraverso la pièce teatrale "Le sfacciate meretrici – Donne del Risorgimento Italiano", che l’8 marzo alle ore 18.30 andrà in scena nella suggestiva aula della Camera Italiana.

Uno spettacolo scritto e diretto da Chiara Bonome e interpretato da Virginia Bonacini, Chiara Bonome, Andrea Carpiceci e Stefano Dilauro. I vari quadri, accompagnati da canzoni del 1850-70 interpretate dal vivo, vengono narrati attraverso un andamento quasi cinematografico, coadiuvato dal prezioso disegno luci di Valerio Camelin e da alcuni movimenti coreografici curati da Chiara David.

Le sfacciate meretrici racconta le storie emblematiche di sette donne speciali. Di Eleonora de Fonseca Pimentel, nata “marchesa” e morta rivoluzionaria sul patibolo di piazza del Mercato a Napoli; di Teresina, la “bella Gigogin”, che ha ispirato la canzone che ancora oggi è l’inno dei Bersaglieri, un testo che nonostante le apparenze frivole cela in realtà un significato profondo e politico; di Cristina Trivulzio di Belgioioso, donna di forza e intelligenza fuori dal comune, che seppe organizzare e gestire dodici ospedali durante la Repubblica Romana del 1849 e rispose a tono all’insulto di papa Pio IX; di Anita Garibaldi e Giuditta Bellerio Sidoli, conosciute perché compagne di Garibaldi e Mazzini, ma che dovrebbero essere ricordate per ben altri meriti. Infine, di Giuditta Tavani Arquati, uccisa dagli zuavi insieme a marito e figlio e di Colomba Antonietti Porzi, unica donna ad avere un busto al Gianicolo assieme agli altri uomini patrioti, che morì a ventitré anni, vestita da soldato. 

Dopo il successo di pubblico della mostra Anita e le altre, chiusa lo scorso 20 febbraio, il Museo ribadisce il suo interesse e il suo impegno nel raccontare queste figure complesse, antiche, eppure estremamente moderne. Donne del Risorgimento italiano alle quali è giusto riconoscere lo spazio letterario e storiografico che a loro appartiene.

L’iniziativa è partecipata dalla Consulta delle Elette del Consiglio regionale del Piemonte. Ingresso compreso nel biglietto del Museo, prenotazione obbligatoria al numero 011 5621147. Per accedere al Museo è necessario indossare la mascherina FFP2 ed essere in possesso del green pass rafforzato. Per info: museorisorgimentotorino.it


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