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TorinoDanza, "To be banned from Rome" alla Lavanderia a Vapore

"To be banned from Rome" di Annamaria Ajmone e Alberto Ricca, va in scena il 26 ottobre per TorinoDanza alla Lavanderia a Vapore di Collegno. Si tratta di una performance nata da un dialogo tra prospettive molto diverse sulla rete, una riflessione sulla persona digitale, umanista piuttosto che politica ed estetica. Lo spettacolo si concentra sull’osservazione delle community online, dedicate a nicchie di interessi, feticismi, ossessioni, nelle quali l’oggetto della discussione, per chi vi partecipa, diventa pensiero costante e unica dimensione rispetto alla quale misurarsi. In questi luoghi non tangibili, il Reale diventa Ideale, dando vita a citta popolate da individui che condividono gli stessi interessi, inclinazioni e convinzioni a discapito delle influenze più vicine, amici, famigliari.

Alla compresenza fisica, con le sue sovrastrutture di significato e imperfezioni comunicative, si sostituisce una mente alveare estremamente focalizzata e spogliata del superfluo, immersa in un eterno presente sempre visualizzabile e sempre affermativo. Il rischio che ciò si trasformi in una camera che echeggia e risuona, amplificando al parossismo ciò che pensiamo e contraddicendoci solo quando ciò fa parte del copione, e bilanciato dai vantaggi del vivere “appena fuori dalle mura di Roma”, a un passo da tutta la conoscenza, da ogni stimolo, da ogni possibilità di realizzazione. La musica e composta sezionando gli inni memetici della rete e i nuovi generi nati e sviluppatisi sulle message board e nelle cuffie di produttori solitari da cameretta, ed e eseguita dal vivo facendo uso anche dell’acustica del luogo di rappresentazione e di diffusione asimmetrica, accentuando così il contrasto prospettico tra astratto e fisico, tra illusione invidiabile e sudata realtà.

La ricerca coreografica si concentra sull’idea di un corpo che si riflette, non davanti a uno specchio nel quale rivedere la propria immagine, ma piuttosto di fronte a un dispositivo trasparente, una bolla attraverso la quale potersi immaginare, travestirsi e presentarsi come si desidera, costantemente illuminati ma allo stesso tempo riparati. A rinforzare l’impianto concettuale dell’opera, alcuni elementi dello spettacolo sono serializzati e decisi attraverso un crowdsourcing delle idee, una sorta di scrittura automatica diffusa, che interpella le medesime message board che l’hanno ispirata. Danza e musica si completano necessariamente a vicenda, coinvolgendo tecnologie popolari, crude, che vanno al di la del proscenio spazialmente e temporalmente, facendo uso anche dei mezzi telematici più comuni – perché la virtualità non sia percepita come schiacciante, divina o aliena, ma come aumento della nostra società.


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