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"Un tram che si chiama Desiderio", il Baretti torna in streaming

Il 21 marzo, alle 20, in streaming, il Teatro Baretti presenta "Un tram che si chiama Desiderio" di Tennessee Williams, regia di Giulio Maria Cavallini. Con Olivia Manescalchi, Riccardo Livermore, Federica Dordei e Marcello Spinetta. Grazie a un immenso sforzo delle compagnie, degli attori e delle maestranze al completo il sipario del Baretti riapre e domenica 21 marzo andrà in scena un nuovo spettacolo della stagione 2021 diretta da Rosa Mogliasso. 

Torna lo streaming con un classico teatrale che rappresenta sicuramente una sfida "pericolosa", una scelta dettata dal desiderio di sottolineare i temi che incredibilmente, a quasi ottanta anni di distanza, sono ancora attuali: secondo l'ultimo report della Polizia di Stato nel 2019 ogni giorno 88 donne sono state vittime di atti di violenza fisica e psichica, una ogni 15 minuti. Un tram che si chiama Desiderio è il secondo testo teatrale di Tennessee Williams prodotto nel 1947, due anni dopo il trionfo de Lo zoo di vetro . Con questi due lavori l'autore ha contribuito a creare una nuova forma di teatro espressionistico che porta in primo piano le esperienze emotive dei suoi personaggi a discapito di un realismo oggettivo.
 
L'opera fece scalpore per i suoi temi scottanti, omosessualità, pedofilia, disagio mentale e violenza domestica, trattati con una forza che scosse il mondo teatrale del dopoguerra e che ancora fa riflettere. Pur essendo stata contestata, liberò il teatro americano da puritanesimo e perbenismo portando sul palcoscenico le oscure, a volte perverse, sfumature della sessualità degli adulti. Williams fu il primo drammaturgo americano a mettere in scena i desideri sessuali delle donne e tratteggiare un personaggio maschile, Stanley Kowalski, come oggetto del desiderio del pubblico.

"Il tram che si chiama Desiderio"

Nonostante il Tram che si chiama Desiderio sia stato spesso messo in scena intorno a quest'ultimo, il punto di vista è indubbiamente quello di Blanche Dubois, donna che assiste al crollo del suo mondo nonostante i disperati tentativi di salvarlo. Il suo dramma suscita l'empatia del pubblico, nonostante Williams scandagli la crisi interiore di tutti i suoi personaggi portandoci a osservare con occhi più consapevoli la fragile linea di confine tra la difficoltà di relazionarsi e la follia: tutti i personaggi credono infatti di non essere vittime delle proprie ossessioni, ma in realtà ne sono imprigionati a tal punto da perdere la ragione.
 
Sessualità e pazzia sono temi ricorrenti nei drammi di Williams per ragioni autobiografiche. La sua giovinezza è stata segnata da due profondi traumi: l'impossibilità di far accettare la propria omosessualità a una famiglia puritana e repressiva e lo strazio causato dalla decisione della madre che fece lobotomizzare in modo irreparabile la sorella Rose affetta da crisi di ansia e schizofrenia di cui anche lui soffrì per tutta la vita. L'unica persona che era stata in grado di contenerle era il compagno Frank Merlo: quando morì Williams precipitò in una profonda depressione che lo portò all'alcolismo. Fu trovato morto in una stanza d'albergo il 25 febbraio 1983. Williams riuscì comunque a trovare la forza di trasformare il dolore vissuto in arte.
 


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